Napoli Giorno 2 – Dalla Spaccanapoli a Castel dell’Ovo

interno del Chiostro di Santa Chiara di Napoli

Nel nostro secondo giorno a Napoli ci aspetta un programma molto ricco. Da Borgo Orefici, nostro campo-base, visiteremo per prima cosa il Duomo, per scendere poi nel cuore pulsante della città: la Spaccanapoli. Vogliamo anche visitare per bene Via San Gregorio Armeno e le sue bancarelle di presepi. Da lì scenderemo, poi, fino al lungo mare per raggiungere Castel dell′Ovo.

Non perdiamo tempo quindi, e subito dopo la colazione ci dirigiamo verso la prima tappa.

Il Duomo di Napoli

La Cattedrale di Santa Maria Assunta potrebbe occupare tutto l’articolo senza che si riesca ad esaurire l’argomento. Riduciamo qui all’osso seguendo il nostro gusto e proponendovi giusto l’essenziale.

La Cappella del Tesoro di San Gennaro

vista della cupola della cappella del tesoro di San Gennaro

Innanzitutto non si può non dare almeno un’occhiata alla Cappella del Tesoro di San Gennaro, uno dei tesori più preziosi al mondo. Qui si compie il celebre miracolo, che vede il sangue del Santo, contenuto in due ampolle reliquiarie all’interno delle nicchie dell’altare, liquefarsi in specifici momenti dell’anno.

La Cappella è estremamente ricca di opere di ogni genere. Tra queste spicca il busto reliquiario di San Gennaro, realizzato in oro e argento durante il XIV secolo. La cupola affrescata raffigura una scena del Paradiso e scene della vita di San Gennaro, queste ultime riprese anche nei dipinti disposti lungo le pareti.

La Basilica di Santa Restituta e il Battistero di San Giovanni in Fonte

parte centrale del soffitto a mosaici del battistero. Sfondo blu con stelle dorate

Dall’interno del Duomo accediamo poi alla Basilica di Santa Restituta, che ne costituisce sostanzialmente una delle cappelle della navata sinistra. Di origine paleocristiana, ha subìto importanti interventi in stile barocco nei secoli successivi.

Il gioiello della Basilica è forse il Battistero di San Giovanni in Fonte. Il soffitto e le pareti sono infatti ricoperte dai resti di mosaici originali del V secolo, raffiguranti scene bibliche. L’entrata al battistero è a pagamento, ma il prezzo, molto contenuto, viene ampiamente ripagato dalla bellezza dei mosaici.

 

La Spaccanapoli e la Via dei Presepi

Usciti dall’aurea religiosa e mistica incontrata nel duomo, andiamo ad immergerci in una zona nettamente più profana e animata.

Antico decumano inferiore, lunga più di un chilometro, la Spaccanapoli ospita tuttora le più antiche e caratteristiche botteghe di artigianato della città ed è diventata, a ragione, uno dei luoghi più frequentati dai turisti. Se osservata dall’alto si riesce perfettamente a comprendere il perché del suo nomignolo. Lo stretto budello sembra, infatti, tagliare in due la città come un solco.

Incrociamo la Spaccanapoli scendendo da Via Duomo e cogliamo subito i profumi delle pasticcerie e delle friggitorie che ci investono insieme alle urla e agli schiamazzi. Da qui ci dirigiamo verso il cuore della tradizione artigiana napoletanaVia San Gregorio Armeno, patria dell’arte presepiale. Qui è possibile ammirare, in qualsiasi periodo dell’anno, bancarelle colme di presepi artigianali, statuine e altri accessori in terracotta napoletana.

Tale tradizione sembra avere origini molto antiche, sebbene il presepe napoletano come lo conosciamo ora non sia nato che nel ‘700. Pare infatti che sulla stessa via si trovasse, in epoca classica, un tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini erano soliti offrire piccole statuine in terracotta.

Oggi poi, i maestri artigiani napoletani sono noti in tutto il mondo per le celebri statuine rappresentanti personaggi appartenenti al mondo del calcio, dello spettacolo o della politica, spesso dai tratti ironici o grotteschi.

Interessanti sono anche i singoli accessori e minuterie per il presepe che rispecchiano la tradizione popolare napoletana. Si possono trovare infatti cestini di frutta e verdure, cassette di pesce, bancarelle da mercato, pentole e kit da cucina, e molto altro.

La sfogliatella napoletana

sfogliatella riccia napoletana
sfogliatella riccia napoletana, immagine dal web

Una tale delizia non poteva non meritare un paragrafo a parte. Mentre siamo intenti a perlustrare una a una le bancarelle dei presepi, siamo infatti investiti da un profumo tale che ci obbliga a una piccola deviazione. Seguiamo l’odore come segugi fino a imbatterci in una piccola pasticceria che sforna quasi solo esclusivamente il tipico dolce napoletano. Decidiamo che è arrivato il momento della seconda colazione.

La gentile commessa ci propone due tipi diverse di sfogliatelle: quella classica napoletana con ripieno a base di ricotta e scorza d’arancia, oppure un’antica ricetta con crema di mandorle e nocciole; entrambe nella variante riccia o frolla. Non c’è nemmeno da chiedere, proviamo tutte e due le ricette.

L’aspetto deve essere stato così invitante che mi accorgo ora con orrore di non aver fatto neanche a tempo a fare una foto prima di divorarle.

Se volete provarlo anche voi, il posto si chiama “Sfogliate e Sfogliatelle” e si trova in via Gregorio Armeno 24. Noi lo abbiamo approvato in pieno.

Il Cristo Velato e la Cappella Sansevero

Da San Gregorio Armeno ritorniamo sulla Spaccanapoli per raggiungere la Cappella di Sansevero. Siamo già preparati a metterci in coda e ad avanzare con pazienza, invece il potere della bassa stagione colpisce ancora e riusciamo a entrare quasi immediatamente.

La bellezza dell’opera di Giuseppe Sanmartino ci lascia letteralmente senza fiato. Restiamo così per un po’ ad ammirare le pieghe del velo, finemente scolpite, che ricoprono il corpo del Cristo.

La perfezione dell’opera è tale da aver suscitato la nascita di leggende legate a una sua creazione tramite processi alchemici. L’aspetto attuale della Cappella fu voluto infatti da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, personaggio dalle mille sfaccettature che, oltre a essere un grande mecenate e cultore d’arte, si intendeva di scienza e di alchimia.

La Cappella di San Severo ospita molte altre sculture degne di nota, oltre al Cristo Velato, tra cui quelle rappresentanti le virtù.

Proseguendo con il percorso museale scendiamo in una saletta sotterranea nella quale sono conservata le “macchine anatomiche“. Queste si presentano come due scheletri, maschile e femminile, ai quali si appoggia un articolato sistema arterovenoso, così dettagliato da sembrare vero. In realtà si tratta di una ricostruzione, sebbene sia sorprendente come la finezza dei particolari attesti una conoscenza anatomica così avanzata per l’epoca.

Il biglietto intero per la Cappella costa 8 euro, 5 per gli studenti. Purtroppo all’interno non è consentito fotografare.

Ci lasciamo alle spalle la Cappella di Sansevero, non prima di aver comprato un cornetto portafortuna dal venditore ambulante che ci aveva indicato l’ingresso.

Il Chiostro di Santa Chiara

Vista dal centro del chiostro, dove si intersecano i due viali. Si possono notare le colonne e i sedili ricoperti di maioliche colorate

Facciamo una pausa per un pranzo leggero in un forno-friggitoria sulla Spaccanapoli provando alcuni tipici prodotti da “spuntino”, come i panzarotti e l’immancabile pizza fritta.

Rifocillati, torniamo verso la Piazza del Gesù Nuovo ed entriamo nel Chiostro di Santa Chiara. Prima di ammirarne le maioliche e gli affreschi che contornano ogni parete, ci fermiamo ad ascoltare un breve documentario che ci spiega la storia del Monastero.

Scopriamo che sia la chiesa che l’impianto originario del chiostro e del monastero sono del Trecento. Sono riscontrabili infatti diversi tratti caratteristici dello stile gotico. In realtà la chiesa subì importanti rifacimenti in epoca barocca. Tuttavia, un bombardamento aereo nel 1943 fece sì che la successiva ricostruzione la riportasse all’aspetto originario.

Il chiostro, invece, assunse le sembianze attuali nel XVIII secolo, durante il quale fu impreziosito dalle coloratissime maioliche che rivestono le colonne e i sedili dei due viali centrali. Gli affreschi, che adornano le pareti del porticato, sono invece del ‘600.

Ci soffermiamo ad ammirare le scene ritratte dalle maioliche, prese dalla vita quotidiana del ‘700 e quelle degli affreschi, a tema invece religioso.

Insomma, il Chiostro di Santa Chiara merita sicuramente una visita approfondita. Anche il prezzo è equo: il biglietto intero costa 6 euro, il ridotto 4,50. Qui il sito ufficiale per maggiori informazioni.

(Clicca sulle immagini sotto per vederle più grandi)

Castel dell’Ovo e cena

Entrata di Castel dell'Ovo, fortezza più antica di Napoli

Quando usciamo dal Chiostro iniziano a scendere le prime ombre della sera, ma noi abbiamo ancora una tappa da omaggiare prima della fine della giornata. Ci incamminiamo quindi verso il lungomare, dove già eravamo stati il giorno precedente, ma questa volta continuiamo verso ovest fino a raggiungere la più antica fortificazione di Napoli: Castel dell’Ovo.

La storia del castello è lunga e articolata e attorno ad esso aleggiano diverse leggende. La prima è senz’altro quella che vede nell’isolotto su cui si erge, il punto in cui approdò la sirena Partenope, che diede il nome alla città. Un’altra ricollega il nome “Castel dell’Ovo” alla presenza di un uovo magico, posto dal poeta Virgilio in una delle stanze sotterranee del castello. L’uovo avrebbe il potere di proteggere il maniero e l’intera città.

Durante la sua storia il castello fu adibito sia a dimora dei reali che a prigione.

Saliamo fino in cima al castello per goderci un altro tramonto sul Golfo di Napoli. Da qui si ha una visuale sia sul mare che, al lato opposto, sulla città. Verso est si staglia il Vesuvio e a ovest si allunga il promontorio di Posillipo, più in lontananza si scorge l’isola di Capri.

tramonto sul golfo di Napoli

Quando siamo sazi del panorama che offre Castel dell’Ovo, torniamo sui nostri passi per cercare un luogo dove cenare. Questa volta decidiamo di abbandonare la pizza per assaggiare la cucina napoletana in un’osteria poco lontana dalla nostra casetta in affitto.

Io prendo un risotto al pomodoro e Zeno una zuppa seguita da un piatto di polpette straripante di sugo, e finiamo in bellezza questa giornata piena di arte cultura e deliziose scoperte.


Per proseguire questo viaggio a Napoli con noi, cliccate qui! Visiteremo Castel Sant’Elmo, il Teatro San Carlo e qualche altra chicca trovata fortuitamente…

Se invece vi siete persi la prima giornata, qui trovate il nostro itinerario attorno a Piazza del Plebiscito.


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6 Risposte a “Napoli Giorno 2 – Dalla Spaccanapoli a Castel dell’Ovo”

  1. Ho seguito anche io questo itinerario quando sono stata a Napoli ma penso di averla vista troppo di retta quindi mi ripropongo di tornarci al più presto. Napoli è davvero magica!

    1. Sì quest’itinerario è proprio un condensato, anche a noi mancherebbe ancora tanto da vedere di Napoli e dei dintorni!

    1. Assolutamente! Noi siamo stati 4 giorni ma vorremmo tornare perché ci manca ancora molto da vedere della città e dei dintorni!

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